BASTA TAGLI SELVAGGI ALLE PARCELLE DEGLI AVVOCATI?

BASTA TAGLI SELVAGGI ALLE PARCELLE DEGLI AVVOCATI?

Consentito il discostamento dai minimi tariffari, ma solo in presenza di giusta causa ed idonea motivazione in sentenza

Che le parcelle degli avvocati siano sacre ormai se lo ricordano in pochi, ma forse, grazie alla coraggiosa iniziativa di un collega pugliese, le cose potrebbero cambiare: è quello che emerge dall’interessante ordinanza numero 15443 pubblicata il 3 giugno dalla VI Sezione Civile della Cassazione  (che avevamo già avuto modo di commentare i giorni seguenti).

I fatti: un civilista di Lecce era stato liquidato nella misura di € 600 (compenso inferiore ai minimi tariffari) per l’attività prestata a favore di un collega, volta al recupero giudiziale di una parcella, il tutto senza che il provvedimento del Giudice avesse specificato i motivi di tale discostamento al ribasso.

Il professionista presentava ricorso presso la Suprema Corte lamentando la violazione degli artt. 82 e 116 D.P.R. 115/02 (T.U. in materia di spese di giustizia).

La Corte ha accolto il ricorso, richiamando il D.M. 55/14, istitutivo delle nuove Tariffe Professionali Forensi (poi rivisto nel 2018), il cui art. 4, I comma, stabilisce che Il giudice tiene conto dei valori medi di cui alle tabelle allegate, che, in applicazione dei parametri generali, possono essere aumentati, di regola, fino all’80 per cento, o diminuiti fino al 50 per cento”

La Cassazione ha ribadito che il Giudice, nella liquidazione dei compensi al difensore, può rimanere all’interno di questo “recinto”, potendo liberamente muoversi all’interno di esso ma che, in caso di discostamento dai parametri di legge, questo deve avvenire in presenza di una adeguata motivazione, che deve essere idoneamente richiamata e specificata nella sentenza.

La liquidazione che violi sic et simpliciter i minimi tariffari è infatti non solo ingiustificabile a norma di legge, ma addirittura lesiva del decoro professionale dell’avvocato.

Si auspica, a questo punto, che non solo i Giudici di merito applichino tale fondamentale principio, ma anche tutti i colleghi adottino più spesso criteri conformi al dettato della Tariffe, anche al fine di non “svendere” la propria prestazione ed ulteriormente svilire una professione tanto nobile e fondamentale, quanto, ormai da troppo tempo, bistrattata dal sistema.

Avv. Gianluca Duchi

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